Due parole con Massimo Polidoro

di Enrico Manieri - Henry62

Nei giorni scorsi ho avuto occasione di parlare e scambiare opinioni con due autori che hanno dedicato tempo e passione a raccontare in più libri la vicenda criminale dei delitti del Mostro di Firenze; uno di questi autori è Massimo Polidoro.

Ben noto a tutti per il suo impegno nel campo della ricerca sperimentale e dell'investigazione dei fenomeni paranormali con il C.I.C.A.P. (di cui è segretario nazionale e co-fondatore), Massimo è anche un eccellente scrittore che si è occupato di fatti importanti di cronaca nera.
Ovviamente il mio interesse era fortemente mirato alle sue impressioni relativamente alla vicenda del Mostro di Firenze.
Ne parlo pubblicamente dopo che lo stesso Polidoro ne ha dato testimonianza diretta nel suo blog, dove ha pubblicato, ormai qualche giorno fa, un suo post in cui commenta quanto ci siamo detti e che ho riassunto per i suoi lettori in una lettera da me speditagli su sua richiesta.

Polidoro si è occupato a più riprese della vicenda dei delitti di Firenze, pubblicando due libri con l'editore Piemme, il primo "Grandi gialli della storia", nel 2004, e il successivo, "Cronaca nera", nel 2005, in cui ampi capitoli sono riservati a questa terribile vicenda.
Segnalo che del primo libro è disponibile in commercio anche una comodissima edizione pocket, venduta ad un prezzo davvero imbattibile.

In "Grandi gialli della storia" Massimo racconta la vicenda criminale da un punto di vista ufficiale, facendo la cronaca dei fatti e con riferimento alle sentenze dei processi, mentre nel secondo libro, "Cronaca nera", dedica più spazio alle ipotesi e ai dubbi che la difesa dei diversi imputati succedutisi nei vari processi (Pacciani prima e i Compagni di Merende poi), seppe portare all'attenzione della corte e del grande pubblico.
Se nel primo libro emergono quindi i fatti storici, nel secondo si evidenziano anche alcuni dubbi che restano sul tavolo e che anche le vicende giudiziarie non sono riuscite a chiarire completamente.
Sono quindi due libri complementari, che consiglio di leggere uno di seguito all'altro.

Come sua abitudine, Polidoro é estremamente attento ai fatti e alla documentazione delle fonti; i libri di Massimo si rivelano davvero utili per seguire e dipanare il corso delle intricate vicende e delle indagini che si snodano prima a Firenze e, in seguito, fra Firenze e Perugia.
Proprio per questo motivo mi colpisce ancora di più il constatare che anche lui non era a conoscenza del taglio della "cartuccia Pacciani", avvenuto nel corso della perizia metallografica del processo di primo grado.
Credo sia significativo constatare che non ho ancora avuto occasione di parlare con un "addetto ai lavori" (avvocati difensori, consulenti tecnici di parte, criminologi e scrittori) che fosse a conoscenza di questo fatto: tutti coloro con cui ho avuto il piacere di parlare anche recentemente sono rimasti sorpresi e sconcertati nel sentire quella che per loro si rivelava essere una vera novità.
Mi sia consentita allora una riflessione a voce alta: posso capire che io abbia un interesse estremamente specialistico e che quindi abbia sviluppato, nel tempo, grande sensibilità alle operazioni fatte sui reperti, al punto da focalizzare immediatamente qualsiasi attività che possa in qualche modo alterare lo stato fisico di conservazione di un reperto balistico, ma il taglio di una cartuccia inesplosa, reperto ritenuto da molti talmente importante da essere chiamato "la prova regina" contro Pacciani, non é di certo una di quelle operazioni secondarie che possono passare inosservate e restare del tutto ingnorate da chi svolge ricerche sugli atti dei processi e scrive libri dedicati a questa vicenda criminale senza eguali al mondo.

Comunque sia, in un certo qual modo, mi rallegra constatare che, seppur tardivamente rispetto agli eventi, questo mio piccolo blog colma questo vuoto e svolge una sua funzione informativa.

Come sappiamo ci sono ancora delle indagini in corso e, per chiudere, non posso che condividere e fare mio quanto Massimo scrive nel suo post:

"E, dunque, nonostante siano passati 40 anni dal primo delitto e 24 dall’ultimo, le indagini continuano, come è giusto che sia, e sopravvive la speranza, prima o poi, di sapere come andarono veramente le cose sulle colline toscane in quei terribili anni."
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