Mostro di Firenze - Processo Pacciani: il blocco da disegno Skizzen Brunnen

di Enrico Manieri - Henry62



Uno degli elementi che viene spesso addebitato a carico di Pacciani come prova di un suo coinvolgimento nei delitti del Mostro di Firenze è il tristemente famoso blocco da disegno Skizzen Brunnen che venne sequestrato durante la perquisizione nella sua casa di via Sonnino in data 2 giugno 1992.
Secondo l'accusa, questo blocco sarebbe appartenuto a Horst Meyer, uno delle due vittime tedesche dell'omicidio del 1983 a Giogoli.
Da dove proveniva questa accusa?
Vediamolo dalla sentenza del processo di primo grado in Corte d'Assise a Pacciani:

"Su un ripiano del mobile libreria dei salotto, viene sequestrato un portasapone di plastica recante la stampigliature "DEIS", contenente anellini e collanine, e, sempre nello stesso mobile, un blocco da disegno con copertina rossa e la dicitura "SKIZZEN BRUNNEN", con annotazioni all'interno di mano dello stesso Pacciani, datate 10 luglio 1980 e 13 luglio 1981.
Vengono inoltre rinvenuta e sequestrati un dizionario tascabile italiano-tedesco e cartoline illustrate della Germania con scritte in tedesco. "

Successivamente, in una nuova perquisizione della casa di Piazza del Popolo dove vivono le figlie di Pacciani, viene rinvenuto un foglio staccato dal blocco da disegno, con delle annotazioni fatte a penna dal Pacciani:

"Il 13 giugno 1992 viene eseguita una perquisizione in piazza dei Popolo 7 e nella stanza adibita a salotto vengono rinvenuti e sequestrati matite, pastelli da disegno, penne biro, una taglierina di marca tedesca, una serie di 10 foto a colori della città di Amsterdam, un foglio staccato dal blocco da disegno SKIZZEN BRUNNEN, con due annotazioni di pugno del Pacciani in data 15.7.80 e 13.7.1981, vi erano inoltre delle tracce di scritture latenti, lasciate da chi aveva vergato una qualche scrittura sul foglio o sui fogli sovrastanti, mentre sul cartoncino posto sul retro del blocco figurava scritta a matita una doppia cifra "424/4,60" che sembrava riferirsi a dati, come il prezzo o altro, apposti da chi aveva venduto il blocco."


"Poiché era risultato dalle indagini svolte che il Meyer Horst aveva frequentato una scuola di disegno e grafica ad Osnabruck e che, come era emerso dalle dichiarazioni dei congiunti, sentiti per rogatoria internazionale, in particolare da quelle della sorella Heidemarie, la giovane vittima era solita usare blocchi da disegno uguali a quello in sequestro, da lui acquistati nel negozio Prelle Shop di Osnabruck, veniva affidato al Gabinetto di Polizia Scientifica l'incarico di eseguire analisi grafiche comparative con le scritture dei due ragazzi uccisi e con quelle dei personale dei negozio Prelle."

Praticamente, il blocco da disegno avrebbe potuto essere la prova definitiva che avrebbe collegato Pacciani direttamente al duplice omicidio di Giogoli, ma per poter avere questa certezza, bisognava dimostrare senza ombra di dubbio che il blocco fosse appartenuto effettivamente a Meyer.
Ruggero Perugini, capo della S.A.M. (Squadra Anti Mostro) che effettuò le indagini su Pacciani, dedica le intense pagine finali del suo libro "Un uomo abbastanza normale" alla vicenda del blocco da disegno e alla sua trasferta in Germania.
Nel suo libro, il pianto dell'interprete Simonetta nel sentire il significato del numero "424" presente sulla copertina del blocco sembra sancire la condanna del Pacciani come Mostro di Firenze, ma, secondo la sentenza della Corte di Assise d'Appello di Firenze che giudicò Pacciani, in realtà questa affermazione sul significato del codice "424" sarebbe avvenuta  solamente quasi un anno dopo la trasferta di Perugini in Germania!

Scrive testualmente la Corte a pag 161 della sua sentenza:

"L'ex impiegata del negozio, Etgeton Stellmacher Annegret Magda, sentita prima telefonicamente e poi a verbale, dichiarava di essere stata addetta fino al 1987 al reparto cancelleria ed articoli d'ufficio al primo piano del negozio stesso, e di ricordare  che quel tipo di blocco fosse venduto lì in numero di 3-5 pezzi la settimana (successivamente precisava : "2-3 pezzi la settimana"); delle due cifre apposte a matita sulla retrocopertina, riconosceva al 95% come scritta da lei  quella 4,60, indicante il prezzo, mentre non riconosceva la sua grafia nè in un primo momento sapeva spiegare il significato dell'altro numero 424. Ma anche la memoria della Stellmacher, evidentemente, veniva energicamente stimolata dall'esterno, dal momento che, risentita a distanza di quasi un anno, il 16/6/1993, la teste forniva una spiegazione, peraltro perplessa e non convincente, del significato del suddetto numero: spiegazione, in singolare ed inquietante assonanza con quella fornita, pochi giorni prima, il 4/6/1993, dal proprietario e gestore del negozio Prelle-Shop, Westerholt, i cui ricordi si erano "ridestati" dopo che, 1 anno prima, egli aveva definito il significato del numero 424 "un mistero"."


Torniamo agli accertamenti tecnici fatti nel corso dell'inchiesta dal Gabinetto Regionale per la Toscana della Polizia Scientifica.

"Il 4 luglio 1992 il dirigente del Gabinetto dr. Donato depositava la relazione tecnica dalla quale emergeva che, mentre per i caratteri grafici evidenziati sul foglio da disegno, pur riscontrandosi analogie di tracciato e similitudini morfologiche, non poteva essere emesso un vero e proprio giudizio di attribuibilità al Meyer dei caratteri impressi per decalco su detto foglio, diversamente, per ciò che atteneva ai caratteri numerici impressi sul retro del blocco, si era riscontrata un'identità grafica degli elementi di scrittura che rapportavano dette cifre all'autografismo di due commesse dei negozio Prelle Shop, precisamente la cifra 424 a Klenner Lohmann Madane e la cifra 4,60 a Etgeton Stelimacher Annegret Magda".

E' importante segnalare che la Stellmacher aveva riconosciuto la propria grafia e, soprattutto, aveva fornito dei suoi scritti dell'epoca per poter effettuare comparazioni grafologiche, anche se la difficoltà di operare esami su tre sole cifre (fra cui uno zero che è poco significativo ai fini del riconoscimento della grafia) aveva reso l'esame molto difficile (i periti grafologi Altamura e Santi Calleri, in fase di perizia grafologica collegiale, erano giunti a risultati fra loro discordanti, che costrinsero ad una nuova perizia ordinata dal G.I.P. ai periti De Marco e Contessini, coadiuvati dal perito Lotti) mentre nel caso di Klenner Lohmann Madane, che non aveva riconosciuto la propria grafia, le cifre erano solamente due (la cifra 4 ripetuta due volte e la cifra 2), un campione troppo limitato per poter operare riconoscimenti certi, soprattutto in assenza di esempi della grafia dell'epoca della scritta sul blocco Skizzen da utilizzare per le comparazioni.

Le cifre 4.60 rappresentavano il prezzo in marchi del blocco da disegno, mentre il 424 sarebbe stato in realtà composto da tre cifre indipendenti, legate alla gestione informatizzata del magazzino e che avrebbero significato, rispettivamente, il mese, l'anno e il genere di merce.
Il codice 424 portava ad ipotizzare che il blocco fosse stato preso in carico dal magazzino del negozio nell'aprile del 1982 e censito come merce di genere 4.

Michele Giuttari, capo degli investigatori, nel suo libro "Il Mostro - Anatomia di un'indagine", pubblicato nel gennaio 2006 (attenzione alla data!), a pagina 62 scrive:
"Si ebbe poi anche la conferma che la cifra 4.60 si riferiva al prezzo, in marchi, intorno all'anno 1983.".

Chi legge il libro di Perugini prima e quello di Giuttari poi, potrebbe trarre la convinzione che questo famoso blocco Skizzen fosse una prova effettiva a carico di Pacciani: ho avuto un riscontro di questa errata conclusione anche recentemente, frequentando le discussioni di un forum dedicato agli omicidi del Mostro di Firenze.

All'epoca del processo di primo grado in Corte d'Assise a Pacciani, la convinzione che il blocco Skizzen lo collegasse alla morte dei ragazzi tedeschi era forte anche nella stampa (link_1, link_2 e link_3).


Fu soprattutto la testimonianza di Heidemarie Meyer, sorella di Horst, a rafforzare questa ipotesi accusatoria:

- TESTE: Mio fratello usava album come questo. Aveva frequentato una scuola di grafica ad Osnabruck. Quell' estate aveva vinto una borsa di studio per l' università di Munster. Era contento e aveva deciso di festeggiare con una vacanza in Italia...
- PM: In casa vostra c' erano blocchi uguali o simili?
- TESTE: Sì, di varie misure. Ne consegnai uno un po' più grande alla polizia. Mio fratello li comprava ad Osnabruck, in due negozi specializzati. Anch' io disegno e lui mi consigliava quella marca. Diceva che erano i migliori.


Nonostante gli sforzi del difensore, avvocato Bevacqua, che contestava l'appartenenza del blocco Skizzen al Meyer (link), la tesi dell'accusa prevalse, anche perchè la sorella di Meyer aveva consegnato alla Polizia italiana un blocco da disegno della stessa marca, ma di dimensioni maggiori, contenente disegni fatti da lei ma che, secondo la teste, sarebbe stato acquistato dal fratello ucciso a Giogoli.
Questo secondo blocco dimostrava, secondo l'accusa, che Horst utilizzava quella marca di blocchi da disegno, mentre le commesse del negozio di Osnabruck, in cui il blocco sarebbe stato acquistato, non ricordavano di aver mai visto il ragazzo.


La catena dei collegamenti logici era quindi la seguente:

- Pacciani aveva in casa il blocco Skizzen sequestrato;

- sulla copertina posteriore del blocco erano presenti delle scritte a matita che, almeno in parte, collegavano con elevata probabilità il blocco al negozio Prelle Shop di Osnabruck, dato che la grafia della scritta del prezzo 4.60 era stata riconosciuta al 95% da una delle commesse del negozio come propria, mentre un'altra commessa aveva riconosciuto al 50% la scritta 424 (cioè non l'aveva in pratica riconosciuta, perchè dire che al 50% la grafia era propria significa contemporaneamente dire che al 50% la grafia non era la propria!);

- il significato della scritta 424 era stata spiegata  il 4 giugno 1993 (quasi un anno dopo il primo interrogatorio subito in cui aveva definito il "424" un vero e proprio mistero) dal titolare del negozio Prelle Shop come relativa alla gestione in magazzino del blocco (aprile 1982, genere merce 4);

- le commesse non avevano riconosciuto la vittima, quindi non c'era alcuna certezza che il blocco Skizzen appartenesse a Horst, ma la sorella Heidemarie aveva presentato un blocco di maggiori dimensioni della stessa marca che, a suo dire, sarebbe stato acquistato nello stesso negozio da Horst;

- quindi la deduzione fatta dagli investigatori era che il blocco sequestrato a Pacciani provenisse da Osnabruck, dal Prelle Shop, fosse appartenuto a Horst Meyer, cioè ad uno delle due vittime del Mostro di Firenze del 1983 e Pacciani non poteva che averlo prelevato dal camper dei due ragazzi tedeschi uccisi, quindi Pacciani era l'assassino.


Durante il processo d'Appello, che si concluse con una sentenza di assoluzione per Pacciani (la sentenza venne poi annullata dalla Corte di Cassazione per motivi non di merito), la difesa dell'imputato, con cui collaboravo come consulente tecnico, riuscì a dimostrare alla Corte che le cose non stavano affatto così e, come avvenne anche per la famosa "prova regina", la cartuccia trovata nell'orto di Pacciani, i motivi d'Appello della difesa vennero di fatto condivisi nella sua arringa finale dal Procuratore Generale, dottor Tony (link).

Vediamo allora di capire i fatti nuovi che emersero nel processo d'appello, così come sono riportati nella sentenza di quel processo, ricordando che l'annullamento della sentenza deciso dalla Corte di Cassazione per motivi procedurali non ha alcun effetto su queste valutazioni di merito fatte dalla Corte d'Assise d'Appello.

- LE EVIDENZE -

Il blocco sequestrato a Pacciani è del tipo a 50 fogli a spirale, delle dimensioni di 17 x 24 cm, con copertina rossa e scritta Skizzen sul lato sinistro, con andamento dal basso verso l'alto, con il marchio Brunnen sulla destra in basso e scritto in orizzontale.
In totale risultano in qualunque modo utilizzati 19 fogli su 50, di cui 3 sono stati rinvenuti con scritte di Pacciani, ma dall'esame delle scritte latenti su fogli bianchi risultano utilizzati dal Pacciani anche altri fogli che non sono stati rinvenuti nel corso delle perquisizioni.
Il numero d'ordine dell'oggetto, tradotto in italiano, è "47550 sinora n.1953".
Da accertamenti fatti presso i costruttori, risulta che il numero d'ordine fosse stampato nelle seguenti modalità:

- fino al 13 gennaio 1974: "1953";
- dal 14 gennaio 1974 al 14 novembre 1986: "47550 sinora n.1953";
- dal 15 gennaio 1986: "47550".

Il blocco risultò quindi sicuramente prodotto nel periodo 1974-1986 dalla ditta Baier & Schneider di Heilbronne (testimonianze Muller e Andreas).

Per stabilire la data approssimativa di vendita del blocco, ci si può avvalere dell'indicazione del prezzo di vendita al pubblico, riportato a matita sulla copertina e pari a 4,60 marchi.
Il titolare del negozio Prelle Shop, signor Westerholt Franz Josef, ha presentato alla Corte le copie di sei fatture di acquisto di blocchi Skizzen-Brunnen, comprese fra il maggio 1982 e l'ottobre 1984, da cui risultano i seguenti prezzi di vendita per blocco:

5,90 - 5,90 - 5,90 - 6,20 - 6,40 - 6,40

da cui si evince che i prezzi non sono mai calati e che il prezzo di 4,60 marchi di vendita al pubblico  è da riferirsi ad un acquisto avvenuto nel 1980 o, al massimo, nel 1981, dato che lo stesso Prelle-Shop nel maggio 1982 vendeva il singolo blocco a 5,90 marchi e non poteva certo venderlo sottocosto perdendoci 1,30 marchi per ogni blocco.

Scrive infatti la Corte di Assise d'Appello di Firenze nella sua sentenza (pag. 162):

"...osserva questa Corte, ben difficilmente il numero 2 poteva stare ad indicare l'anno dell'arrivo del blocco nella ditta, dato che il prezzo di 4,60 deponeva per una fornitura avvenuta nel 1980-1981, e nel maggio 1982 il prezzo risultava essere stato di marchi 5,90 e tra il primo e il secondo prezzo doveva essesi verificato quantomeno un altro aumento, avuto riguardo alla successiva progressione del prezzo stesso, mai superiore a 0,30 marchi."

Non si capisce, quindi, come possa Giuttari affermare nel suo libro che il prezzo di 4,60 marchi fosse stato confermato come prezzo di vendita al pubblico valido del blocco intorno al 1983, dato che già il 13 febbraio 1996 era stato definitivamente accertato in un'aula di giustizia che tale prezzo non poteva di certo riferirsi ad una vendita effettuata nel 1983, visto che nel maggio 1982 il blocco costava già dal negoziante 5,90 marchi.

E' da notare che questa considerazione, fatta dal titolare del Prelle Shop, contraddice la sua stessa affermazione che la sigla "424" fosse riferibile all'aprile 1982, come dichiarato in primo grado, perchè il prezzo certo di 4,60 marchi smentisce in modo netto tale datazione di magazzino; sempre la Corte di Assise di Appello scrive infatti (pag.164):

"...appare ragionevole la deduzione del Westerholt, secondo cui il prezzo di 4,60 marchi depone per un acquisto avvenuto nel 1980 o 1981".


Il blocco sarebbe quindi stato acquistato molto tempo prima della morte di Horst Meyer, che frequentava l'Istituto Superiore di Progettazione e Disegno dove terminò gli studi nel 1983, e sarebbe rimasto nelle sue disponibilità praticamente inutilizzato per un periodo di circa due anni.

Il problema è stabilire se effettivamente Horst avesse comperato o meno quel blocco.
Gli insegnanti della sua scuola negarono di avere mai consigliato ai loro studenti quel tipo di blocco e le commesse del negozio non riconobbero la vittima: la sola affermazione a supporto di questa possibilità era la testimonianza della sorella, oltre al blocco Skizzen che questa aveva consegnato spontaneamente alla Polizia italiana, asserendo che fosse appartenuto al fratello.
Il blocco consegnato da Heidemarie aveva dimensioni 24 x 34 cm ed era caratterizzato dal numero d'ordine "47450" e riportava un prezzo di vendita in copertina di 10,20 marchi.
Dalle stesse fatture da cui si poteva vedere il prezzo del blocco sequestrato al Pacciani, si avevano informazioni anche su questo tipo di blocco; la sequenza dei prezzi era la seguente:

9,20 - 8 maggio 1982
9,70 - 22 agosto 1983
10,0 - 24 ottobre 1983 (un mese e mezzo dopo l'omicidio di Giogoli)

ma il prezzo del blocco fornito da Heidemarie Meyer era di 10,20 marchi, quindi, visto che i prezzi erano sempre aumentati, non poteva essere stato acquistato dal fratello ucciso a Giogoli, ma era anzi da riferire ad una data posteriore a quella del duplice omicidio di Giogoli.
Quel blocco non era certamente stato acquistato da Horst Meyer e la sorella si era sbagliata.


A questo punto la Corte doveva necessariamente concludere che nessun elemento di prova certa ed incontrovertibile era giunto a corroborare l'ipotesi accusativa che il blocco Skizzen fosse di proprietà di Horst Meyer e, anzi, gli elementi raccolti portavano a porre dei seri dubbi non solo sul fatto che Horst utilizzasse quel tipo di blocco, ma anche sulla affidabilità della testimonianza della sorella della vittima.

Si deve ricordare che nessun tipo di materiale per disegno era stato rinvenuto sul camper delle vittime tedesche "come risulta dal verbale di rinvenimento redatto dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Firenze, a bordo del furgone Volkswagen furono rinvenuti dopo il delitto gli oggetti più disparati, ma nessun articolo da disegno." (sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Firenze, pag. 167).

In altre parole, in nessun modo il blocco da disegno Skizzen-Brunnen sequestrato a Pacciani poteva essere posto in relazione certa con le vittime di Giogoli (sentenza della Corte d'Assise d'Appello nel processo contro Pacciani, pag.157 e seguenti). e quindi veniva a cadere la connessione ipotizzata dall'accusa fra Pacciani e il duplice omicidio del 1983.
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