Processo Pacciani: a quanto ammontava realmente il patrimonio di Pacciani?

di Enrico Manieri - Henry62

Fino alla conclusione del processo di primo grado contro Pietro Pacciani, le indagini svolte per individuare il responsabile della serie di delitti che insanguinarono la provincia di Firenze fra il 1968 e il 1985 erano orientate sul profilo criminologico del serial killer unico.
 
L'assassino era stato definito nel 1989 dagli esperti del F.B.I. e, prima nel 1984-85 dai criminologi italiani, un omicida per libidine, un lust murderer, che uccideva spinto da una perversione sessuale.
 
 
Le motivazioni della sentenza del processo di primo grado contro Pacciani introdussero la possibilità che i delitti, in particolare quello di Scopeti del 1985, fossero stati eseguiti con l'ausilio di complici e quindi si invitavano gli inquirenti a svolgere indagini in tal senso.
 
Ho già approfondito nell'articolo Dal serial killer solitario ai "compagni di merende": nascita di un'ipotesi giudiziaria la genesi della seconda fase delle indagini.
 
Venne quindi impressa una svolta alla vicenda giudiziaria e si giunse all'individuazione di coloro che passeranno alla storia come i compagni di merende, cioé Vanni e Lotti che, insieme a Pacciani, avrebbero compiuto gli omicidi, spinti da motivi però non ancora chiari.
 
Se la perversione sessuale poteva essere il movente degli omicidi di un serial killer unico, le probabilità che simili perversioni potessero essere alla base di delitti di gruppo erano davvero poche e nacque quindi il problema di capire perché fossero avvenuti delitti così efferati, in un intervallo di tempo ampio, compreso come minimo fra il 1974 e il 1985.
L'ipotesi a quel punto più accreditata era che i compagni di merende fossero solamente la manovalanza, mentre le menti dei delitti dovevano essere altre, di ben altro status sociale e culturale.
 
I delitti non sarebbero quindi stati opera di un serial killer unico, ma di un gruppo di balordi che avrebbe agito su mandato di un terzo livello ancora sconosciuto.
 
 
La motivazione che avrebbe spinto i compagni di merende ad uccidere e a vilipendere i corpi delle loro vittime, praticando le escissioni, venne fornita dal Lotti nella sua confessione: Pacciani avrebbe ricevuto dei soldi da un non ben definito dottore in cambio degli orrendi feticci strappati alle vittime femminili dei delitti del cosiddetto Mostro di Firenze.
 
Nella lettera scritta agli investigatori il 7 novembre 1996, si può infatti leggere nella sgrammaticata ed incerta prosa del Lotti:
 
Dove li date queste cose della donna. Il seno vagina o fica Mario volio sapere chi le date dottore che si serviva Pietro Pacciani. Vi pagava in soldi. Ma quello no mi voleva dire per che ne faceva di vagina e se perche fate cose mostrose. Ma io no. Le altri fatte. Non avete rimorsi. A me mi fato schifo e co bestie come voi Mario e Pacciani per me vi farrei sparire per sempre dalla circlazino.
 
Pacciani sarebbe quindi stato l'intermediario fra i mandanti, rappresentati dallo sconosciuto dottore, e i compagni di merende; i soldi, a quanto sembra, sarebbero stati dati a Pacciani che, forse, ne avrebbe dato una piccola parte a Vanni, ma sicuramente non a Lotti.
 
Perché è particolarmente importante questa frase di Lotti?
Perché parla per la prima volta nell'inchiesta di pagamenti ricevuti dal Pacciani per commettere i delitti.

Il 28 giugno 1996, quindi ben prima delle ammissioni scritte di Lotti, era stata intercettata una telefonata diretta alla casa di Pacciani in cui suor Elisabetta, la religiosa che aveva conosciuto Pacciani in carcere, gli chiedeva di incontrarsi per andare a rinnovare in Posta dei buoni fruttiferi che lei custodiva per conto del contadino di San Casciano.
Nel corso della perquisizione del Centro di Assistenza Il Samaritano, iniziata alle 7 di mattina del 3 luglio 1996, erano quindi stati sequestrati buoni postali fruttiferi intestati a Pacciani o cointestati con le figlie, oltre a libretti postali di risparmio.
 
Così Giuttari e Lucarelli raccontano cosa avvenne nel libro Compagni di sangue (pag.194):
 
Emergeva, così, che Pacciani, nel 1979 e nel 1984 aveva acquistato due case a Mercatale, che, poi, aveva ristrutturato. Emergeva anche che il totale della somma, in contanti, investita da Pacciani nell'acquisto di buoni in più uffici postali di più paesi, era pari a1 L. 157.890.038.
...
Questa disponibilità finanziaria e patrimoniale equivale, secondo i calcoli presentati nel processo da un legale di parte civile, ad una cifra attuale di circa 900 milioni di Lire.
 
Questi elementi non erano però una novità per gli investigatori:
 
I dati relativi a Pacciani erano già noti nell'inchiesta che aveva portato all'incriminazione dello stesso Pacciani quale unico autore dei delitti.
Nel corso delle varie perquisizioni domiciliari, effettuate dopo la sua scarcerazione del 6 dicembre 1991, erano stati già rinvenuti gli stessi Buoni postali. 
In quella occasione, però, non si era ritenuto procedere al sequestro.
Era noto, anche il fatto che Pacciani aveva acquistato, nel volgere di pochi anni, ben due case, pagate in contanti.
Anche su questo gli investigatori non avevano ritenuto opportuno procedere ad approfondimenti investigativi. (pagg.196-197)
 
Lo stesso Ruggero Perugini ricorda di aver visto questi valori nel corso di diverse perquisizioni a casa di Pacciani e così rispose in aula alle domande rivoltegli su questo tema dal pm:
 
 
Secondo Giuttari, nel libro Il Mostro - Anatomia di un'indagine (pag. 240) quei valori sarebbero stati dati a suor Elisabetta fin dal 1994, quando furono riconsegnati a Pacciani dai Carabinieri di San Casciano, che li avevano ricevuti in custodia.
 
Fra questi documenti ci sarebbero stati anche due libretti di risparmio aperti presso gli uffici postali di Mercatale e di Scandicci, uno con saldo attivo di 62 milioni di Lire al 17 agosto 1992.
Pacciani avrebbe anche comperato nel dicembre 1982 una autovettura nuova, la Ford Fiesta 900 bianca, pagandola in contanti 6 milioni di Lire.

Pacciani contestò sempre queste affermazioni e respinse non solo l'ipotesi di pagamenti, ma anche le cifre date per descrivere la consistenza del suo patrimonio, che lui giustificava con una vita di risparmio e con quanto aveva ricevuto dai suoi genitori e dal suocero come dote per la moglie.

Credo possa essere estremamente  interessante ascoltare dalla sua viva voce quanto disse Pacciani, il 4 luglio 1996, cioé all'indomani del sequestro dei valori a suor Elisabetta, al detective Davide Cannella in merito alle cifre comparse sulla stampa; queste sono le registrazioni audio, disponibili su Youtube:

http://www.youtube.com/watch?v=-pj6OqE_mWM
Evidentemente la cifra riferita in aula da un avvocato di parte civile, secondo il quale il patrimonio di Pacciani equivaleva a circa 900 milioni di Lire dell'epoca, era destinata a fare scalpore e ad entrare nell'immaginario popolare.
Ebbe comunque grande presa sul pubblico che seguiva la vicenda: i media diedero ampio risalto alla disponibilità economica di Pacciani e questa sua presunta ricchezza divenne, da allora, un elemento costantemente citato, ancora oggi, da chi sostiene l'ipotesi dell'esistenza di mandanti che avrebbero commissionato gli omicidi, pagando per i feticci.
 
Il problema è che questa cifra non aveva allora e non ha oggi alcun fondamento tecnico.
 
Per calcolare le rivalutazioni monetarie di importi in tempi diversi si deve far riferimento al valore dell'Indice dei prezzi al consumo per le rivalutazioni monetarie, determinato e fornito dal ISTAT a questo indirizzo.
 
L'ultimo dato aggiornato al momento in cui scrivo (fine dicembre 2012) é il seguente:
 
 
Questi coefficienti consentono di rivalutare al 2011 le cifre in Lire disponibili in un certo anno, semplicemente moltiplicando l'importo per il coefficiente relativo all'anno considerato.
 
In senso inverso, è possibile calcolare a che cifra corrispondesse, in un certo anno, l'importo in Lire rivalutato al 2011 semplicemente dividendo l'importo del 2011 per il coefficiente dell'anno a cui ci si volesse ricondurre.
 
Applicando i corretti coefficienti di rivalutazione, per ciascun anno, ai valori monetari indicati nelle fonti delle disponibilità nel tempo di Pacciani, si ottiene la seguente tabella di stima del patrimonio in Lire rivalutato al 2011 (per i beni immobili e mobili, si è rivalutato il corrispondente prezzo di acquisto pagato):
 
 
Volendo fare una stima prudenziale per eccesso, per evitare ogni possibile discussione, consideriamo pure la somma di tutti gli importi rivalutati e possiamo calcolare che nel 2011 il valore complessivo del patrimonio di Pacciani sarebbe stato pari a Lire 566.967.782.

Tali importi sono ovviamente sommabili, perché tutti rivalutati e quindi calcolati al medesimo anno di riferimento, pur essendo generati da somme liquide disponibili in anni diversi.

Ricordo che il valore indicato da Giuttari di 157 milioni di Lire circa, per versamenti fatti presso diversi uffici postali in vari periodi, sembrerebbe essere un dato di flusso e non di stock.
Così come riportata, tale cifra complessiva sembra essere  riferita alla somma delle successive operazioni di solo acquisto dei titoli effettuate nel corso di diversi anni, senza però considerare le operazioni di rimborso per i titoli giunti a scadenza con i relativi interessi; è quindi possibile che il dato possa essere errato per eccesso, per un errore di double-counting degli importi (cui andrebbero aggiunti anche gli interessi liquidati) dei titoli scaduti nel periodo e rinnovati.
 
Il valore complessivo, ricondotto al 1994, anno del processo di primo grado a Pacciani, equivale a Lire 381.539.557 (risultato ottenuto dividendo l'importo totale del 2011 per il coefficiente 1,486 relativo al 1994).

In altre parole, se tutto il patrimonio in beni mobili e immobili di Pacciani (prezzo di acquisto) fosse stato in realtà in moneta sonante (ma ricordo che non lo era!), questo sarebbe equivalso ad un potere di acquisto di circa 380 milioni di Lire nel 1994.
Questo calcolo è però ampiamente errato per eccesso: una autovettura Ford Fiesta comprata nuova nel 1982 e pagata in contanti 6 milioni di Lire non vale di certo quasi 13 milioni di Lire dopo 12 anni, ma probabilmente il suo valore é più prossimo a 0 Lire.
 
Quindi il patrimonio teorico di Pacciani, calcolato nell'ipotesi più ampia possibile in base ai dati pubblici disponibili, sarebbe stato pari a circa 380 milioni di Lire nel 1994, non di certo ai famosi 900 milioni, che costituiscono un'evidente esagerazione.
 
 
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